Da un’idea di Daniele Ronco e Luigi Saravo
Drammaturgia Daniele Ronco
Con Daniele Ronco e Luigi Saravo
Produzione Mulino ad Arte

Il pubblico scrive, sogna, condivide.  La pièce è un viaggio in cui gli spettatori e le loro percezioni dei temi ambientali diventano centrali rispetto alla rappresentazione. Nella prima fase dello spettacolo le persone scrivono le proprie percezioni sui temi proposti, che verranno poi elaborate e restituite più tardi. Si entra poi nell’ “Altro mondo”, trasposizione teatrale dell’omonimo libro di Fabio Deotto, che ha viaggiato per due anni da un estremo del mondo all’altro raccogliendo testimonianze dirette in merito alla crisi climatica. Luoghi che diventano simbolo di un mondo che l’essere umano si ostina a voler mantenere inossidabile, ma che ormai non esiste più. Lo spettacolo è supportato dal CNR, che si occupa di attivare i propri presidi territoriali per individuare le specifiche criticità dei singoli territori e per creare una rete diffusa che favorisca l’incontro fra il progetto artistico e i luoghi in cui verrà ospitato.

testo Stefano Angelucci Marino
regia e interpretazione Rossella Gesini e Stefano Angelucci Marino
maschere BRAT Teatro
produzione Teatro Stabile d’Abruzzo

Nove personaggi, membri della stessa famiglia, incrociano le loro vite segnate dallo sradicamento e dalla perdita di identità. Un racconto come un fiume in piena da una generazione all’altra, da un modo di vivere (e di intendere la vita) all’altro, tutti con il fardello di una identità sospesa.

Questa è una storia di integrazioni mancate e amori appassiti, un storia che distrugge e consuma. È la storia della Familia Paone; quattro generazioni di maschi italiani con mogli e figli al seguito. In una girandola di incontri e scontri familiari, ognuno proverà a convincere Emanuele Paone, il figlio più piccolo della coppia più giovane, ad accettare una importante offerta di lavoro ricevuta. Ne esce fuori uno spaccato in parte comico, in parte tragico. Per la precisione tragicomico.

Una struttura tonda e girevole che richiama le palle di vetro con dentro i souvenir anni’80. Quattro lati; Colosseo, Gondola veneziana, Torre di Pisa e statua di Pulcinella. Intrappolati dentro questi interni surreali, eppure perfettamente a loro agio, i componenti del clan Paone raccontano e vivono tensioni, splendori e miserie di una certa italianità in Latinoamerica. Nove maschere antropomorfe che permettono la trasfigurazione. Un particolare codice espressivo nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca, il celebre barrio porteño contraddistinto da una forte impronta italiana. L’utilizzo di diversi linguaggi, l’Italiano, l’Abruzzese, lo Spagnolo e il Cocoliche (lo spagnolo italianizzato degli emigranti), a confermare gli incontri-scontri culturali e territoriali. Dialoghi semplici, diretti, scarni. Questi gli elementi formali scelti per raccontare una storia di italiani senza Patria. 

Drammaturgia di Leonardo Losavio
Con Roberto Galano e Leonardo Losavio
Regia di Roberto Galano
Produzione Teatro dei Limoni

Due uomini, due mondi, due strade opposte che si incontrano per affrontare un viaggio in blablacar, diretti ognuno verso il proprio traguardo, ignari dell’improvvisa svolta che incontreranno durante il percorso.

Note di regia

La strada come simbolo del viaggio, del percorso interiore che, a un certo punto della vita, ciascuno di noi sente di dover affrontare. Crescere, risolvere i conflitti, confrontarsi e superare le paure che da sempre attanagliano l’animo umano e lo costringono a restare fermo, immobile, in attesa che qualcosa accada. Ma nulla cambia restando fermi. Partire, muoversi, rischiare, non c’è altro modo.

Ma cosa succede quando l’uomo che hai accanto, il tuo compagno di viaggio, non è chi dice di essere? 

La strada è un testo che scandaglia l’animo utilizzando una drammaturgia e un gioco d’attore grottesco e surreale, che saltella febbrile tra la prima persona che dialoga al pubblico e il dialogo “assoluto”. Un “dentro e fuori” che non da riferimenti ma che trascina e costringe lo spettatore ad essere il terzo passeggero del viaggio.

Progetto e regia di Giuseppe Vignieri
Musiche a cura di Giuseppe Aiosi
Produzione I Trovatori

Agli albori del Seicento, tra le stanze del Castello, nel paesino di Ypsigro, il fermento per l’imminente celebrazione della festa di Sant’Anna è palpabile.

Al popolo, straordinariamente immerso in un’aria di frizzante attesa, nulla lascia presagire il tragico episodio che di lì a poco sconvolgerà la quiete del casato nobiliare, segnando profondamente la comunità locale.

Ed è proprio di quella storia che Sepillo da Ypsigro, insieme al menestrello Netroio da Creta, si farà portavoce durante la rappresentazione, raccontando in chiave ironica la tragica vicenda del trafugamento della reliquia di Sant’Anna e del suo agognato ritrovamento.

Con tono sarcastico e non di rado ammiccante a fatti contemporanei, il giovane giullare, spiegherà l’origine di quel misterioso legame che rende quel cimelio, non un semplice dono, né un semplice motivo di prestigio per il principato, ma qualcosa di ben più intimo, che ne ha incoraggiato la ricerca per dodici lunghi anni.

Un ulteriore tema trattato nello spettacolo è il confronto tra culto e fede.

Sepillo, dunque, con un semplice mantello, tipico del gioco teatrale e giullaresco, accompagnato dalle musiche dell’epoca, darà vita, insieme a Netroio, a tutti i personaggi protagonisti della vicenda.

di Sławomir Mrożek

Regia, ideazione luci e spazio scenico Roberto Zorn Bonaventura

Con Giulia De Luca, Francesco Natoli, Gianfranco Quero e Michelangelo Maria Zanghì

Costumi Cinzia Preitano

Aiuto regia Gabriele Crisafulli

Collaborazione Monia Alfieri e Martina Morabito

Locandina Riccardo Bonaventura

Produzione Nutrimenti Terrestri e Castello di Sancio 

Note di regia

In alto mare è un testo feroce perché, attraverso la sua comicità surreale, e attraverso la metafora antica del naufragio come disgrazia che accomuna, ci restituisce residui di una umanità che si disumanizza istante dopo istante, cercando esplicitamente, sin dalla prima battuta, con logiche di prevaricazione e violenza, la vittima sacrificale che consenta ai due naufraghi che si nominano carnefici, una illusoria sopravvivenza che nella realtà è ancora un passo avanti verso la fine.

Un testo che, a sessant’anni dalla sua uscita, è ancora clamorosamente attuale per i temi che pone: l’inconcludenza della politica, la falsità e l’opportunismo dei rapporti sociali, l’impossibilità di scappare da un mare metaforico che ci circonda, un mare che minaccia continuamente di inghiottirci. Un testo che ci ricorda crudelmente quanto siamo miseri e quanto avremmo potuto essere migliori.

Lavorando con gli attori e i collaboratori, abbiamo trovato subito la nostra motivazione, quella necessaria per metterlo in scena: la continua devastazione del Teatro che, invece, nonostante i tentativi di assassinarlo, è sempre lì, che si rialza, zoppica e cammina. E indica la via.

Prima nazionale

testo e regia Rosario Palazzolo
Con Stefano Cutrupi e Silvana Luppino
Una produzione Teatro Dei 3 Mestieri

Prima nazionale

E insomma ho fatto così, ho acchiappato le paure tipiche degli attori, le disavventure degli attori, le fragilità degli attori, il loro vissuto traboccante di esperienze caduche, zeppo di acrobazie emotive, e poi ho fatto incetta dei miei temi ricorrenti, quelli per i quali quotidianamente alzo la penna e la butto su un foglio, e insomma ho affilato i coltelli, come si dice, pure se non si dice proprio così, ho organizzato otto pezzi di un puzzle, che risulterà incompleto, alla fine, beninteso, poiché non era certo mio interesse afferrare tutt’intera la risma, quanto piuttosto imbastire una specie di tauromachia dell’attore, ché è una lotta perpetua, essere attori, mi pare, una lotta con il pubblico, con il testo, col regista, una lotta con se stessi, principalmente, perché scegliere di essere attori, oggi, è una disavventura che nessuno vorrebbe essere vittima di questa disavventura, e il medesimo discorso potrebbe estendersi a tutte le arti praticate dal vivo, poiché il pubblico ha smesso di essere il pubblico che ciascuno attore immaginava quando s’immaginava un qualche pubblico, e in effetti si è tramutato in un’entità caliginosa, il pubblico, e divoratrice di emozioni, e dispensatrice di tendenze, e disegnatrice di panorami, e così l’attore è sempre sul punto di soccombere, e proporre una nuova succulenta esibizione, che faccia piangere o ridere, ma che comunque li renda incolumi da qualsivoglia responsabilità, e l’attore dovrebbe essere l’essere più lontano dal concetto di esibizione, invece, io credo, ché l’esibizione è il concetto più lontano dall’essere attore.
Per cui ho approntato una sfida, una guerra, per la vita e per l’arte.

Una Via Crudex senza resurrezione.
E so bene che il mio discorso è zeppo di buche, ce le ho messe apposta, epperò nondimeno mi pare sia un ottimo punto di partenza, per il fallimento.Che solitamente è il mio punto d’arrivo.


VENERDI’ e SABATO ore 21:00
DOMENICA ore 18:30

Teatro dei 3 Mestieri – S.S.114 km 5,600 – ingresso accanto distributore Esso
Info e prenotazioni 090.622505 – whatsapp 349.8947473